Pasqua è una festa a metà. E, soprattutto, me la ricorderò perché la feltrinelli è chiusa.
E io ieri avevo trovato a terra un buono. Che cavolo!
E io ieri avevo trovato a terra un buono. Che cavolo!
Partiamo dal presupposto che adoro la figura di Alessandro Magno e lo ritengo uno dei più grandi uomini mai esisti; considerate, inoltre, che ho già letto un romanzo di Manfredi, Lo Scudo di Talos, assegnatomi dalla prof di latino/greco/storia/geografia/italiano del ginnasio, l'indimenticata (ed indimenticabile) _ _ _ _ _ _ _ _ _.
Volendo aprire una piccola parentesi [se il Puzzazaro mi ha dato degli ottimi insegnanti (merito loro, non della presidenza eh), un buon gruppo ed un ottimo spirito critico, applicato soprattutto contro i vomeresi, i guidatori infilgardi e sciocche ragazzine emo (questa la capiranno in tre e l'idea era della n00bina,
Tornando al romanzo, l'archeologo più figo dopo Mario Tozzi ed Indiana Jones tesse un ottimo testo, piacevole e relativamente fedele alle attendibilissime fonti degli storici antichi. Il primo romanzo ricostruisce appieno la giovinezza del conquistatore macedone, fino all'inizio della campagna persiana: linguaggio moderno e scorrevole, esemplificazioni adatte al pubblico ed una discreta precisione nei particolari di riti, tattiche, usi e costumi. Una lettura interessante e rilassante, che ha nutrito il mio ritrovato amore per l'antichità.
Due piccole note al margine: la prima è che ho apprezzato molto la capacità di umanizzare il personaggio principale trascendendo i suoi aspetti leggendari, rimarcati solo dalle parole dei personaggi. L'altra riguarda le battute con cui Manfredi chiude ogni capitolo: un po' americane, ma riuscite.
Ma ha senso leggere un romanzo di cui già si conosce la fine? Di questo parleremo dopo la lettura del secondo volume: Le sabbie di Amon. See ya!
Nessun commento:
Posta un commento