9.4.10

Studere/Parare

Mi hanno sempre detto che sarei il migliore, se solo mi applicassi.
Quanti professori, maestri, istitutori ed allenatori ho fatto dannare.
Elencare i loro nomi mi sembra assurdo e folle, perciò non lo farò.

Non sò spiegare il perché ma, in fondo, credo che il segreto sia nelle parole.
Nella lotta tra lo studiare e l'imparare.
(Citando il sito Etimo) Il primo verbo deriva dal latino studere studiare, prop. sollecitare, sforzarsi di fare, che gli etimologisti ritengono sia detto per spudere e comparano con il greco speydein affrettarsi, adoperarsi, ingegnarsi, tentare
Ergo lo studio necessita uno sforzo, un consumo di energia per esser compiuto. L'odio per lo studio nasce nel momento in cui questo sforzo è perpetuato e non ripagato.
Ciò non toglie che studiare sia innaturale. Studiamo per imparare a camminare o a parlare? No, perché queste sono abilità peculiari insite nell'uomo e che si trasmettono da ogni simile.
Si può, anzi si deve, studiare la matematica: far di conto è una caratteristica che può essere acquisita solo attraverso l'applicazione. D'altronde, comprese la basi matematiche, è possibile avvicinarsi alla fisica ed alle scienze, osservando la natura e ricongiungendosi all'imparare.

Questo secondo termine risale, piuttosto, al latino parare apparecchiare, apprestare, procacciare e indi acquistare. L'acquisizione della parola, della coscienza e del moto sono fenomeni che richiedono l'apprendimento con l'intelletto derivante dall'abitudine, dall'osservazione e dalla riflessione. Imparare è semplice, poiché l'uomo è naturalmente spinto a farlo dalla propria curiositas che nasce solo nell'otium, nell'assenza di cose da fare.

Principale scopo della scuola dev'essere, secondo me, fornire gli strumenti per comprendere ed applicare lo studiare, naturalizzandolo e rendendolo imparare. Un semplice esempio conclusivo: se avete letto una poesia di Giacomo Leopardi e poi avete deciso di leggerne un'altra, poi un'altra ancora ed infine siete passati ad un autore straniero, avete ricercato informazioni su alcuni classici e ecceteraecceteraeccetera avete imparato ed i vostri professori & maestri non solo hanno compiuto il loro lavoro, ma andranno fieri di voi.

Sempre caro mi fu quest'ermo colle,
e questa siepe, che da tanta parte
dell'ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminati
spazi di là da quella, e sovrumani
silenzi, e profondissima quiete
io nel pensier mi fingo; ove per poco
il cor non si spaura. E come il vento
odo stormir tra queste piante, io quello
infinito silenzio a questa voce
vo comparando: e mi sovvien l'eterno,
e le morte stagioni, e la presente
e viva, e il suon di lei. Così tra questa
immensità s'annega il pensier mio:
e il naufragar m'è dolce in questo mare. 

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